Autofluorescenza Retinica: vedere oltre ciò che appare
L’Autofluorescenza retinica (FAF, dall’inglese Fundus Autofluorescence) è una tecnica di imaging diagnostico non invasiva e all’avanguardia che permette di studiare la salute del tessuto più profondo dell’occhio: l’epitelio pigmentato retinico. Questo esame fornisce informazioni preziose sul metabolismo e sulla funzionalità delle cellule retiniche, spesso rivelando alterazioni precoci non visibili con altri esami. Presso il nostro centro medico oculistico, utilizziamo questa tecnologia per offrire una diagnosi accurata e tempestiva di numerose patologie, garantendo al paziente il percorso di cura più appropriato.
Significato e utilità dell’esame di autofluorescenza
Ma cos’è l’Autofluorescenza e perché si fa? Questo esame si basa sulla capacità naturale di una sostanza presente nell’epitelio pigmentato retinico, la lipofuscina, di emettere luce fluorescente se colpita da una luce di una specifica lunghezza d’onda. La lipofuscina è un prodotto del metabolismo cellulare che tende ad accumularsi con l’età o in presenza di determinate patologie. Un’eccessiva concentrazione (iper-autofluorescenza) o un’assenza (ipo-autofluorescenza) di questo pigmento sono indicatori di stress cellulare o di atrofia. Pertanto, l’esame serve a mappare lo stato di salute metabolica della retina ed è fondamentale per la diagnosi, la valutazione della progressione e il monitoraggio di malattie come la degenerazione maculare senile (in particolare nella sua forma secca o atrofica), le distrofie retiniche ereditarie (es. malattia di Stargardt), l’edema maculare e il monitoraggio di nevi coroideali.
Svolgimento dell’esame: una procedura semplice e rapida
Molti pazienti si chiedono come si fa l’esame. L’Autofluorescenza è una procedura semplice, rapida e indolore. Viene eseguita da un ortottista o da un medico oculista specializzato. Il paziente, seduto comodamente di fronte allo strumento (un fundus camera o un retinografo), viene invitato a fissare una mira luminosa. Potrebbe essere necessaria l’instillazione di un collirio per dilatare la pupilla, al fine di ottenere immagini più ampie e dettagliate del fondo oculare. Lo strumento emette quindi un fascio di luce non dannoso per illuminare la retina e una fotocamera ad alta sensibilità cattura la debole luce fluorescente di ritorno, elaborandola in una mappa dettagliata. L’esame dura pochi minuti per occhio e non richiede alcuna preparazione particolare, se non quella di presentarsi senza lenti a contatto.
Interpretazione dei risultati e prescrizione dell’esame
L’interpretazione dei risultati è un compito che spetta esclusivamente al medico oculista, il quale è anche la figura che prescrive l’esame dopo una visita specialistica. L’oculista analizza la mappa di autofluorescenza valutando le aree di iper-autofluorescenza (più chiare), che indicano sofferenza e accumulo di lipofuscina, e le aree di ipo-autofluorescenza (più scure), che segnalano una perdita di cellule dell’epitelio pigmentato retinico (atrofia). Questo permette di definire lo stadio di una patologia, monitorarne l’evoluzione nel tempo e valutare l’efficacia di eventuali terapie. L’autofluorescenza rappresenta un pilastro per lo studio delle patologie del segmento posteriore.
Esami correlati per una diagnosi completa
L’esame di Autofluorescenza si inserisce in un percorso diagnostico completo che il nostro studio medico oculistico può offrire. A seconda dei risultati ottenuti, il medico potrebbe raccomandare ulteriori approfondimenti o trattamenti specifici. Tra i servizi correlati più comuni troviamo:
- Tomografia a Coerenza Ottica (OCT): Per un’analisi strati-grafica ad altissima risoluzione della retina e della macula.
- Fluorangiografia Retinica (FAG): Esami con mezzo di contrasto per studiare la circolazione sanguigna retinica e coroideale, spesso richiesti in modo complementare all’autofluorescenza.
- Visita Oculistica Specialistica: Essenziale per inquadrare il problema, prescrivere gli esami corretti e definire il piano terapeutico.